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              Palazzo 
              e case Ansaldi, in via Paolo Maioli 
               "Un 
              palazzo sempre di scuola fiorentina, di media grandezza con la facciata spoglia dai "nudi campi d'intonaco" e 
              pietra serena. La strada che si imbocca subito dopo S. Rocco verso 
              l'Ospedale (come dicono i sanminiatesi), ospita svariati palazzi, facies 
              conosciute del Cinquecento fiorentino, tutti con la vista di scorcio 
              rinserrati l'un l'altro sulla pubblica via. Se non fosse per ildifferente olore 
              sarebbe difficile distinguerlo dagli altri palazzi, tutti generati 
              dallo stesso 'schema' e bicromia di facciata. Fabbrica del sec. 
              XVI che si affaccia su via Paolo Maioli, dov'erano le altre case 
              e torri degli Ansaldi. All'interno, dopo un androne a crocere parzialmente 
              conservato, un piccolo e contratto cortile rinascimentale a due 
              arcate con 
            
              colonne doriche munite di piedistallo in pietra serena. Certo, molto rimaneggiato dalle proprietà degli ultimi due secoli e dai frazionamenti che ne hanno portato la suddivisione in cinque appartamenti. In ogni caso una piccola domora magnatizia ancora 
              leggibile nel suo complesso. La facciata ha un impaginato canonicamente suddiviso da cornicioni marcapiano ma con un solo 
              piano nobile scandito da quattro magnifiche monofore alla 'Baccio 
              d'Agnolo' e un mezzanino di servizio all'ultimo piano. Il prospetto 
              è caratterizzato da una bicromia tipica del dialetto della 
              Bottega dei fratelli Baglioni architetti e legnaioli fiorentini." 
              (Lbc) 
 "Palazzo 
              Ansaldi - l'origine franco teutonica della famiglia è ricostruita 
              da A.M. Vannucchi, 1768, "Ne' 
              inferiori Glorie a questefurono quelle che già godè 
              la famiglia Ansaldi della quale leggesi nell'ORATIONE stampata dal 
              Gualtierotti avesse didici dottori nel Med.o tempo; e questa famiglia 
              Ansaldi S.e Germano e Gran Consogliero di Carlo Magno fu dal Med.o 
              l'anno 803 condotto e lasciato in Fiorenza, dove si accasò 
              con la nobile Donzella Teresia Cavalcanti, e da questi ne venne 
              la famiglia de SS. i Ansaldi delle città di S. Miniato e 
              della med.a ne scrive sino l'anno 400 Pancratiom istorico". 
              Gli Ansaldi, con i Germondini ed 
              i loro consorti, avevano una torre, che la Cristiani Testi M.L. 
              colloca nel complesso fortificato di Poggighisi; per una logica 
              di determinazioni spaziali detto caposaldo è da porsi in 
              corrispondenza con la casa-torre Stefani, più a valle, incorporata 
              oggi nella casa Alessi, in chiusura e difesa del Vicolo del Bellorino. 
              La torre ansaldi il 3 settembre 1237, fu il luogo deputato dove 
              il Notaio Guidone, alla presenza del podestà di san Miniato, 
              Ugone, autenticò in un atto quelle deposizioni che accertavano 
              lo stato attuale, il passaggio dell'autorità spirituale e 
              temporale dalla pieve di San Genesio, alla chiesa madre della diocesi 
              di San Miniato, la Pieve di Santa Maria."  D. 
              Lotti.L., 
              San 
              Miniato, vita di un antica città, 
              Genova, 
              1980 
 "Le 
              fortune della famiglia nel corso del secc. XV e XVI dovettero attingere 
              ad un notevole prestigio e consistenza, vedi la notizia riportata 
              dei 12 dottori, e la constatazione della totale manzanza di reperti 
              trecenteschi, o più antichi, nell'area gestita dagli Ansaldi. 
              Leonardo Benedetto Ansaldi, "priore", lo troviamo coinvolto 
              con i Roffia, gli Stefani, i Buonaparte, nelle drammatiche decisioni 
              del settembre1528. Prelati di curia a Roma, mons. Ansaldo è 
              "auditore di rota", ed in precedenza auditore di camera 
              del sommo Pontefice Innocenzo XII; Francesco Ansaldi: ancor esso 
              eccellentissimo Dottore, con le sue sapientissime opere onorò 
              la patria, ed onorò i torchi. Gioacchino Ansaldi, sul finire 
              del primo decennio del sec. XVII, dona il terreno ai "Cappuccini", 
              sul quale poi strutturerà il convento dell'Ordine. Del canonicato 
              in Cattedrale si avvalgono membri della famiglia investiti frequentemente 
              dal titolo di "proposto": vedi Tommaso Ansaldi morto il 
              20 ottobre 1727, ed ivi seppellito. Di effettiva incidenza , e riflesso 
              delle fortune economiche delle "casata" l'impegno del 
              suo canonicato, dal "Libro di ricordi", tenuto da Flaminio 
              Buonaparte, e noto in un copia forse dovuta al proposto Conti si 
              legge: 
              "Ricordo come il 24 di Xbre dell'anno 1727 fu terminata la 
              cappella del Sig.re Proposto Tommaso Ansaldi di, che di due mesi 
              in circa avanti passò all'altra vita, e la d. a Cappella 
              li costò sopra mille degento scudi computatevi le pitture, 
              che scesero al prezzo di trecento scudi; d.e pitture furono fatte 
              dal Sagrestani pittore illustre fiorentino." D. 
              Lotti.L., 
              San 
              Miniato, vita di un antica città, 
              Genova, 
              1980 
 "Ancora 
              nel 1865, vedi la piante del Turri, la famiglia contava su di un 
              cospiquo patrimonio immobiliare, intatto l'avito Palagio, le residenze 
              della servitù, degli addetti alla fattoria, le trasformate 
              abitazioni degli antichi consorti. Nel sottostrada efficenti contenitori 
              degli splendidi servizi: cantone, magazzini, stalle, ambienti per 
              macellare le bestie, ancora oggi è possibile ricostruire 
              un tutto bloccato e indipendente , in comunicazione con l'arteria 
              principale di scorrimento, e servito dal tronco, in parte ammattonato, 
              delle "via carbonaia" che partendo da Gargozzi, per la 
              porta difuori del ponte in Poggighisi, faceva capo con questa diramazione 
              al Bellorino. Il ramo sanminiatese si estingueva con la N:D: Antonietta 
              Ansaldi; il decadere dei beni, e della spinta vitale delle famiglia 
              Ansaldi, si verificava negli ultimi decenni del sec. XIX."  
              D. 
              Lotti.L., 
              San 
              Miniato, vita di un antica città, 
              Genova, 
              1980 
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